La storia di Fabio. Un bambino con Disturbo Oppositivo Provocatorio

Disturbo oppositivo provocatorio

Fabio è un bambino di 8 anni con disturbo oppositivo provocatorio, e quando i suoi genitori arrivano da me frequenta la terza elementare. I genitori sono una coppia giovane, che ha tanto voluto questo figlio, cercato e desiderato, vissuto come il dono più grande che abbiano potuto ricevere. Fin da piccolino Fabio è sempre stato un bambino “complesso“, così lo descrivono. Irrequieto, iperattivo, già nei primi mesi di vita dormiva pochissimo e quando poi ha iniziato a camminare, “non si è più fermato”. Un bimbo quindi dal temperamento attivo e vivace.

L’ingresso a scuola e la Diagnosi

I primi problemi però iniziano con l’ingresso a scuola, nel corso della prima elementare. Già durante i primi giorni la mamma ha iniziato a ricevere le prime chiamate dalle maestre, preoccupate per il comportamento di Fabio. A scuola era irrequieto, piangeva a dirotto, insultava la maestra. A volte ha anche picchiato qualche compagno e lanciato oggetti in aria. Da quel momento i genitori di Fabio decidono di intraprendere un percorso di valutazione psicodiagnostica per capire come aiutare il loro bambino e inquadrare le sue difficoltà.

La diagnosi “arriva come uno schiaffo in faccia” mi dice la mamma. Fabio ha un Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP), un disturbo caratterizzato da difficoltà nel controllo delle emozioni e del comportamento. Si manifesta attraverso scoppi di rabbia incontrollata, irritabilità, comportamenti oppositivi e vendicativi, che si osservano per un periodo di almeno 6 mesi.

La diagnosi di DOP è piuttosto complessa. Occorre infatti effettuare un’attenta valutazione neuropsichiatrica e psicologica. Nel corso dello sviluppo alcuni comportamenti oppositivi sono assolutamente normali. Siamo in presenza però di un disturbo quando questi diventano esagerati, esasperati e si protraggono per diverso tempo. I sintomi sono così invasivi tanto da compromettere il funzionamento del bambino in diversi contesti, compreso quello scolastico.

L’intervento con i genitori e le Strategie Utili

Fabio verrà seguito da una mia collega, mentre io lavorerò con i suoi genitori attraverso un percorso di Parent Training.

Abbiamo lavorato sulla loro capacità di gestire i comportamenti del bambino, spesso fonte di forte stress e frustrazione e sulle loro reazioni emotive.

Vediamo insieme quali sono stati i passi, che possono riassumersi in 4 strategie utili:

  • 1 Controllare le proprie reazioni

Il primo passo è stato lavorare sul riconoscimento delle modalità di reazione e di risposta dei genitori ai comportamenti di Fabio. Succede che le nostre reazioni, spesso dettate dallo sfinimento e dalla frustrazione non fanno altro che alimentare il circolo del comportamento disfunzionale.

  • 2 Parlare chiaramente

Ad un certo punto, in particolare la mamma si è resa conto di non riuscire ad essere sempre chiara nelle comunicazioni con lui. Abbiamo lavorato quindi su una comunicazione maggiormente assertiva e diretta.

Un esempio di comunicazione efficace: invece “Fabio spegni la tv che è tardi

“Fabio, si è fatto tardi, è arrivato il momenti di spegnere la televisione per andare a letto, mi piacerebbe che lo facessi tu da solo, sono orgogliosa di te quando ascolti le mie richieste”.

  • 3 Facciamo luce sui comportamenti positivi

I bambini DOP emettono talmente tanti di quei comportamenti negativi che fare luce su quelli positivi diventa difficile. Con i genitori di Fabio ad un certo punto del percorso ci siamo concentrati sull’osservazione dei comportamenti funzionali, che venivano non solo riconosciuti ma anche premiati. Ci siamo accorti come nelle sue giornate Fabio ne emetteva molti. Ad esempio si offriva lui stesso di mettere in ordine i suoi videogiochi preferiti, quando gli veniva chiesto di aiutare la mamma a pulire la lettiera del loro gattino non si opponeva. Ogni volta prendevamo nota della loro emissione.

  • 4 Ti capisco

Una strategia importante è comunicare comprensione. I bambini DOP hanno una bassa stima di sé e non si sentono compresi. Partono dall’idea che non siano amati, che tanto nessuno li accetta, quindi è meglio attaccare. Comunicare che invece noi li comprendiamo, che nonostante i comportamenti negativi noi li accettiamo, mette il bambino in uno stato di maggiore disponibilità.

Fabio capisco che il tuo amico quando ti dice certe parole ti fa arrabbiare, ma non puoi picchiarlo quando sei a scuola”

“Capisco che ti piacerebbe ancora giocare, e che interrompere ti rende triste ma è proprio necessario uscire ora per andare dal medico”

Il bambino oltre la Diagnosi

Il percorso con i genitori di Fabio è durato molti mesi. Questo gli ha permesso di mettersi in discussione, apprendere tante nuove modalità di comunicazione. Ma soprattutto ha consentito loro di leggere i comportamenti di Fabio sotto un’ottica diversa, di non identificare il bambino con i suoi comportamenti, andare oltre la diagnosi, e riuscire a “vederlo” nella sua profondità, quella di un bambino di 8 anni, incapace di comunicare positivamente i suoi bisogni e le sue necessità.

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  • 1 commento a “La storia di Fabio. Un bambino con Disturbo Oppositivo Provocatorio”

    1. Vittoria ha detto:

      Io ho 16 anni e da piccola ero una bambina piuttosto ribelle, però ho cercato di capire che certe cose (del tipo menare e insultare) non si devono fare. I miei però non mi portavano quasi mai da medici e terapisti. A 12 anni, ho avuto la diagnosi di iperattività.

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