Disprassia evolutiva: Cos’è e cosa fare

immagine disprassia tagliata

Cos’è la Disprassia? Se ne sente parlare spesso ma c’è ancora poca chiarezza su cosa sia e su come affrontarla.

Cerchiamo di capire insieme.

Cos’e?

La Disprassia è un disturbo molto complesso che abbraccia gli aspetti della coordinazione motoria, le abilità cognitive e le funzioni adattive. Si manifesta attraverso marcate difficoltà nel compiere gesti e azioni tipici della vita quotidiana come vestirsi, allacciarsi le scarpe, lanciare e afferrare una palla, costruire oggetti, utilizzare gesti per esprimere intenzioni, scrivere e leggere.

La Disprassia si manifesta quindi in tutte quelle azioni e comportamenti che necessitano di un’intenzione, di azioni in sequenza o che prevedono una programmazione e pianificazione dei movimenti, probabilmente a causa di una difficoltà di rappresentazione cognitiva dell’azione da portare a termine o dell’oggetto su cui compiere l’azione.

Quali sono le cause?

Si sa molto poco ancora riguardo le cause della disprassia. In alcuni casi è possibile riscontrare fattori genetici e familiari, problemi durante la gravidanza o insorti durante il parto (ad esempio mancanza di ossigeno), mentre la prematurità e basso peso alla nascita sembrano essere un fattore di rischio.

Come si manifesta?

Alcuni segnali precoci di disprassia si osservano già a partire dai primi mesi e anni di vita. Nello specifico deficit a carico della prensione delle mani, scarsa coordinazione, deficit della motricità fine (mani).

Si osservano poi:

-goffaggine motoria: il bambino risulta impacciato e maldestro nel movimento,

-difficoltà nel mantere l’equilibrio,

-posture inadeguate,

-disorientamento spaziale,

-problemi con la lateralità (confusione destra, sinistra),

-difficoltà nella gestione del tempo (ad es:lettura dell’orologio),

-disgrafia,

-difficoltà di apprendimento.

Il bambino con disprassia  quindi va incontro a numerose difficoltà nella vita di tutti i giorni e necessita spesso di aiuto e più tempo per compiere gesti e azioni. Le sue difficoltà sono spesso evidenti anche a scuola, poiché può manifestare difficoltà di apprendimento sia in lettura che in scrittura, facile distraibilità, tempi di attenzione brevi, lentezza, difficoltà nella copiatura dalla lavagna e difficoltà nei compiti grafici e motori.

Cosa fare?

In caso di sospetto di disprassia è opportuno effettuare una valutazione specialistica del bambino, delle sue fasi di sviluppo e delle sue abilità. Di solito il pediatra può avere un ruolo fondamentale poiché le prime osservazioni soprattutto delle abilità motorie sono di solito condotte dalla sua figura professionale. La diagnosi viene fatta da diverse figure professionali: neuropsichiatra infantile, psicologici e neuropsicomotricisti, che potranno stabilire il percorso di intervento più idoneo per il bambino.

Infine è opportuno poi tenere a mente qualche suggerimento utile. Qui ne elenco 5:

-E’ importante sostenere l’autonomia del bambino, senza sostituirsi a lui nelle azioni della vita di tutti i giorni.

-Anche se il bambino necessita di più tempo, egli deve sperimentare la possibilità di farcela da solo.

-Rispettare i tempi del bambino.

-Valorizzare i suoi punti di forza, quello che sa fare, non solo quindi i suoi punti di debolezza.

-Affidarsi a specialisti che sapranno fornire le strategie più adeguate e personalizzate per il bambino.


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  • 30 commenti a “Disprassia evolutiva: Cos’è e cosa fare”

    1. paola dreoni ha detto:

      Insegnante di sostegno, ho lavorato con un bimbo con una disprassia piuttosto rilevante.
      Un’esperienza toccante e bellissima.
      Occorre avere il supporto di specialisti molto formati, la fiducia di genitori molto attenti, pazienti ed accoglienti, e farsi guidare dal bambino: i suoi errori ci insegnano come e dove lavorare.

      1. Martina Mattei ha detto:

        Una bella testimonianza, concordo davvero!grazie

    2. Valentina ha detto:

      Per la diagnosi e la riabilitazione di questo disturbo interviene anche il terapista occupazionale in particolare per tutti gli aspetti legati all’autonomia nelle attività della vita quotidiana, che sono il focus di questa figura riabilitativa.

      1. Martina Mattei ha detto:

        Grazie per la segnalazione!

    3. Giset Alejandra ha detto:

      Mamma di un bellissimo bambino con disprassia, uguale a qualsiasi altro bambino ma con tempi più lunghi pieni di riflessioni e rielaborazioni ma con lo stesso fine di apprendere dalla vita e dalla scuola. Siamo partiti da non riuscire a scrivere in corsivo al non leggere se non in sillabe al scrivere almeno una parte in corsivo e leggere speditamente. Mamme tanta pazienza e mettetevi in testa che non è una malattia o un problema ma spiegate chiaramente ai vostri cuccioli che si tratta di un piccolo deficit da imparare ad aggirare. I metodi alternativi da insegnare loro per arrivare all obiettivo come chiunque altro sono veramente tanti perciò non perdetevi d animo e via all ingegno. Se avete bisogno di consigli o sostegno scrivete. Grazie Dell articolo è importante parlarne perché molte volte quei bimbi segnalati a scuola come svogliati in realtà hanno bisogno di un aiuto per riuscire ad emergere sia da parte della scuola che sopratutto della famiglia.

      1. Martina Mattei ha detto:

        Grazie a lei per la bellissima testimonianza!

      2. Amalia ha detto:

        Adesso il tuo bimbo come sta. Parla? Oggi mk e stato detto che la mia bimba ha la disprassia verbale. Fammi sapere

        1. Giset Alejandra ha detto:

          Ciao Amalia, sono passati un po’ di anni, ma oggi Lorenzo ha quasi 11 anni e lui che non doveva camminare leggere scrivere andare a scuola frequenta la 5 elementare con tutti 8 e 9, cammina, corre, parla un italiano eccellente, ha una intelligenza superiore alla norma e ti dirò di più, abbiamo scoperto che oltre ad essere disprassico è anche autistico moderato eppure oggi tutto questo lo diresti solamente conoscendolo bene. Come è possibile? Tanto amore, tenacia, sacrificio, terapia e aiuto psicologico a lui e a noi perché ti ho scritto tante cose belle ma sono tutte state raggiunte perché abbiamo incontrato le persone giuste che ci hanno guidato e perché non ci siamo voluti arrendere e con questo non ti sto dicendo che si guarisce o tutto passa con la tempo ma che tu puoi fare la differenza da mamma.

        2. Simona ha detto:

          Volevo chiederti chi ha fatto la diagnosi di disprassia verbale. Volevo fare visitare mio figlio .

      3. Romina ha detto:

        Che belle parole…io a volte mi scoraggio tantissimo…

        1. Giset Alejandra ha detto:

          Ti capisco e quando mi fermo a pensare capita anche a me, ma poi guardo Lorenzo e non posso, non posso perché noi siamo la dimostrazione che non ci si deve arrendere. Prendiamo forza da loro. Se ti può aiutare o posso esserti di aiuto ti lascio la mia mail :gisetdamis@gmail.com

    4. Laura Antonino ha detto:

      Molto interessante e chiaro,mi manca un tassello a questo problema …è un disturbo irreversibile o con il tempo e gli opportuni esercizi può migliorare…o addirittura sparire? Se avete qualche informazione in merito,la leggerò volentieri,grazie.

      1. Martina Mattei ha detto:

        Gentile Laura, l’evoluzione della disprassia dipende molto da quanto la diagnosi è stata precoce e che tipo di intervento è stato fatto. Ci sono poi diverse forme di disprassia, e c’è un’importante variabilità tra bambini, ognuno ha le sue specificità, le sue particolarità. Le forme più lievi possono avere una completa riuscita spesso. Ciò che è importante è che con le giuste misure, ogni bambino può migliorare, può trovare strategie che gli consentano di affrontare le piccole sfide della vita quotidiana. Seguiranno altri approfondimenti sulla tematica che è ancora abbastanza sconosciuta, se le interessa controlli le novità del sito!Grazie!

    5. agata ha detto:

      Grazie,utilissimo!

    6. Carmen ha detto:

      Sono la mamma di una bellissima principessa a cui è stata diagnosticata un’altra diagnosi: Deficit misto dello sviluppo. Leggendo l’articolo ho riscontrato tutti questi disturbi che sono collegati alla disprassia! Noi siamo seguiti dalla neuropsichiatria infantile a L’Aquila dove ci rechiamo una volta l’anno dall’età di 3 anni, la dottoressa mi ha detto di tornare a dicembre 2016 in modo che la bambina ha già frequentato la primaria e lei potrà dare una diagnosi più concreta! Forse si riferiva a questo! Magari vuol capire se si tratta di disprassia?

      1. Martina Mattei ha detto:

        Gentile Carmen, non posso darle una riposta precisa purtroppo perché il processo di diagnosi in età dello sviluppo è un percorso lungo. La Disprassia è una difficoltà molto complessa ed eterogenea che si manifesta in modi diversi, e c’è un’importante variabilità tra bambino e bambino. Sicuramente la sua neuropsichiatra sta attendendo di avere a disposizione più elementi, poichè con l’ingresso nella scuola primaria alcune capacità o difficoltà possono risultare più evidenti.

    7. Tamara ha detto:

      Sono la mamma di un bellissimo ragazzo di 15 con disturbi di apprendimento a livello grave tranne nell’espressione verbale e una disprassia che si è manifestata dal primo anno di vita con la difficoltà nel camminare (17mesi) nell’andare in bici senza rotelle (10 anni) e che io ho sempre denunciato notando anche tutte le difficoltà che ho letto nell’elenco che avete pubblicato. Vorrei sapere se c’è ancora margine di intervento da parte di una psicomotricista visto l’età del ragazzo.

      1. Martina Mattei ha detto:

        Gentile Tamara, non sono una psicomotricista quindi non so darle una risposta precisa. So che gli interventi di psicomotricità raccolgono tutta l’età evolutiva fino ai 18 anni, quindi potrebbe esserci una possibilità di intervento, dopo un’attenta valutazione del ragazzo e delle sue specificità, in quanto i margini di intervento dipendono da svariati fattori che deve valutare lo specialista.

    8. Francesca Marino ha detto:

      Salve, sono una Psicomotricista Funzionale e posso affermare che la metodologia e disciplina che fa capo all’illustre prof. Jean Le Boulch non ha limiti d’età poiché partendo da un bilancio psicomotorio funzionale si attivano interventi educativi rivolti ad affrontare i disagi e le difficoltà individuate tenendo conto delle potenzialità e dei bisogni emergenti.
      In tal modo, la persona eseguirà un movimento che conviene in ogni caso, percepirà un senso di efficacia rendendo sua azione funzionale sull’ambiente.
      L’intervento psicomotorio funzionale, mettendo le funzioni dei diversi sistemi in interrelazione fra loro, permette di attivare esperienze che consentono alla persona di riappropriarsi e padroneggiare il proprio corpo, raggiungendo l’unità psicofisica e sociale.
      Sul territorio l’Aspif (Associazione Psicomotricisti Funzionali) è presente con svariate attività ed iniziative volte a far fronte alle difficoltà di disprassia.

    9. federica ha detto:

      Sono la mamma di un ometto bellissimo e bravissimo a scuola. Legge benissimo scrive in corsivo rispetta anche gli spazi e ha imparato anche a disegnare. Si veste da solo. Sa andare in bici e col monopattino. Mi avevano detto che tutto ciò forse non lo avrebbe mai fatto…..non perdete le speranze. Bisogna avere pazienza e non demoralizzarsi mai.

      1. Martina Mattei ha detto:

        Una bellissima testimonianza. La ringrazio molto!

    10. Jennifer ha detto:

      Ciao a tutti 🙂 sono una ragazza disprassica motoria di 28 anni, diagnosticata solo a 25 anni… Anch’io ho imparato a camminare a 2 anni, a scendere le scale circa a 8 anni, non so andare in bicicletta (sono spesso stata presa in giro per questo), sono disgrafica e non sono ancora riuscita a prendere la patente… Purtroppo quando ero piccola io non si conosceva la disprassia e sono stata sempre rimproverata di essere lenta, disordinata ecc però mi sono laureata con 100/110 a marzo :)))))))) ora nelle Università ci sono buoni servizi per i disabili e i DSA 🙂 Quello che però mi preoccupa è l’inserimento lavorativo e il constatare che di disprassia si parla solo in fase evolutiva ma persiste in età adulta…! e la legge 170/2010 ti copre solo fino a che studi… ora penso di fare la domanda di invalidità civile per l’inserimento nelle categorie protette ma vorrei sapere perchè non si considera mai l’età adulta

      1. Marilena ha detto:

        Brava!!! Complimenti!!!

      2. Martina Mattei ha detto:

        Complimenti Jennifer!dalle tue parole emerge la tua tenacia e la tua grinta!è vero c’è ancora molto da fare, ma non mollare!un caro saluto

    11. Marilena ha detto:

      Sono un’insegnante di sostegno che quest’anno ha seguito un bimbo in 1a affetto da disprassia evolutiva.
      Durante l’anno sono stati compiuti dei passi enormi grazie soprattutto alla collaborazione tra scuola, famiglia e neuropsicomotricista.
      Mi sto specializzando e questo bimbo che ha messo tutti alla prova ma che ci sta dando anche tante soddisfazioni è il protagonista della mia tesi.

      1. Martina Mattei ha detto:

        Un augurio per la tua tesi e un ringraziamento per la tua testimonianza! 🙂

    12. Jennifer ha detto:

      grazie Marilena 🙂

    13. Elena Zungrone ha detto:

      Ciao, la mia Giulia ha 7 anni ed ha finito quest’anno la seconda elementare. Fin da piccola è sempre stata pigra e svogliata anche nel colorare e fare piccoli lavoretti. È una bimba molto impacciata e maldestra, e dopo un mese di scuola elementare le maestre mi hanno chiamato a colloquio per comunicarmi che Giulia presentava a loro pare delle difficoltà di pronuncia di alcune sillabe e di attenzione. Mi sono subito attivata ed ha iniziato logopedia presso un centro privato. Nel frattempo ho chiesto la valutazione pressi l’ Uonpia di competenza e sono stata chiamata a fine prima elementare. A valutazione fatta nessun problema per L’uso piano se nonché le maestre insistono con il deficit di attenzione e la distraibilita. Le maestre parlano con la neuropsichiatra e all uonpia mi chiedono altri test condivisi con le maestre per l’iperattivita. Vengo richiamata, Giulia fa una serie di sedute e mi dicono che è solo un problema legato alla scrittura: secondo loro non ha imparato un metodo e lo sforzo che fa per scrivere la distrae dalla comprensione di quanto gli viene chiesto nei compiti. Alla fine sono due anni che mi ” sbatto” avanti e indietro e la situazione non è migliorata, far fare i compiti alla bambina è un incubo, non ascolta si distrae facilmente e fatica a comprendere cosa gli chiede l’esercizio. Mi chiedo dopo aver letto il vostro articolo è aver riscontrato tante analogie in mia figlia , potrebbe essere una forma di displasia difficile da i dividuare?

    14. Gianna Ciarloni ha detto:

      Sono una docente di un bimbo disprassico, la logopedista ci indica cosa non fare ma non cosa fare. Io insegno matematica e non può memorizzare le coppie numeriche e neanche le sequenze . Allora su cosa devo lavorare? Grazie

      1. Martina Mattei ha detto:

        Salve Gianna. Occorre lavorare con gli strumenti compensativi per poter garantire comunque l’accesso all’apprendimento, ma fornendo strumenti e strategie a supporto

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